Cala l’export nel settore Calzaturiero. “In Italia il settore, a causa dei rincari delle materie prime dovuti al conflitto in Ucraina e dei rincari energetici, ha perso competitività sugli altri Stati europei. Molti gli esercizi commerciali costretti a chiudere o in forte crisi”. A denunciare la situazione è Andrea Gelli, imprenditore lucchese, proprietario del Calzaturificio Michela e del punto vendita Donna Toscana al Pinturicchio.
“L’invenduto è aumentato. In Italia la speculazione è stata troppo alta e il prezzo finale dei prodotti è aumentato del 14% a fronte del +6% di quello degli altri Paesi UE come la Spagna. Il risultato – spiega l’imprenditore – è che i clienti esteri non scelgono più il Made in Italy e sono pochi gli ordini anche dal mercato interno. Il mio marchio ha subito un calo del fatturato del 27%”.
“Riguardo le materie prime, la pelle è aumentata del 12%; i fondi, le suole, sono invece aumentati del 30% perché vengono prodotti con macchinari energivori e dunque i costi di produzione aumentano”.
Una crisi del calzaturiero iniziata con la pandemia che non sembra però arrestarsi: “Al caro energia – continua il proprietario di Donna Toscana – si aggiunge il calo dei consumi. I prodotti moda, considerati ‘superflui’, risentono particolarmente della crisi: se nel 2021 abbiamo avuto il 3% di insoluti, nel 2022 siamo già oltre il 40%”.
Gli imprenditori del settore calzaturiero chiedono interventi immediati a tutela del settore: “Chiediamo la sospensione dei mutui Covid e il tetto alle bollette con gli extra-costi a carico dello Stato. Sono misure-tampone, è vero, ma fondamentali per far respirare le aziende, specie di piccole dimensioni e che fanno lavori con picchi stagionali. Il passaggio successivo per rimettere in circolo l’economia – conclude Gelli – è una decisa e costante riduzione del carico fiscale, sia locale sia nazionale e la previsione di sgravi per l’assunzione dei dipendenti. Le azioni per rimettere in moto i consumi devono essere molteplici e concatenate fra loro. Necessitiamo del supporto delle istituzioni per tornare competitivi e uscire il prima possibile dalla crisi”.
